Taratura armi per uso venatorio
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Precisiamo subito che non c'è differenza tra una taratura per uso venatorio, sportivo o ludico, ci mancherebbe. Ho semplicemente voluto intitolare la pagina in questo modo, per soffermarmi su alcuni concetti forse scontati per un tiratore sportivo, ma sfortunatamente annoverati ancora nei tabù per certi cacciatori.
Ricordiamo che parliamo di "tarare" o testare una munizione per un'arma che useremo a caccia, finiamola definitivamente di ascoltare certi "soggetti" che menzionano sempre l'amico che ha la “ricarica perfetta” fornita dallo Sniper in pensione, da istruttori di corpi speciali e stupidaggini varie. Non esiste una ricarica perfetta per un determinato calibro adattabile a tutte le armi e chi deve praticare la caccia di selezione o partecipare a una battuta dovrà avere l'arma perfettamente "tarata", non solo per questioni esclusivamente pratiche e funzionali, ma soprattutto etiche.
Chi ha velleità agonistiche o da Sniper sicuramente avrà altre esigenze diverse dal cacciatore. Armi, canne, azioni, ottiche; tutto diverso, altri concetti, altra filosofia, altri risultati. Per cortesia non facciamo confusione, quindi ritornando nel mondo reale dei comuni cacciatori, ricordiamoci che il selvatico deve essere colpito nella zona del cuore, per citare un termine mittel europeo nella zona del Blatt. Il Blatt non è un organo del selvatico ma un'area (per il capriolo di circa 5-7 cm) che se colpita causerà la morte immediata. È riportato in alcune fonti, che l'area di tiro ideale è quella compresa tra cuore-polmoni-fegato. Essendo un'area molto vasta, non significa che la nostra arma debba sparare come un bagna fiori. Nel caso un selvatico sia colpito nella zona polmonare o renale, non avremo un abbattimento istantaneo ma la fuga che potrà terminarsi anche dopo centinaia di metri, il che in alcune aree rende obbligatorio l'intervento del cane da traccia.
Dobbiamo sempre tenere a mente la morfologia dell'animale che intendiamo cacciare, conoscendone bene le parti anatomiche, al fine di piazzare in maniera più precisa possibile il colpo. In linea generale tuttavia possiamo considerare istantaneamente letale per il capriolo una circonferenza ipotetica con diametro di 5-7 cm, per il camoscio e muflone 7-11 cm, per il daino 8-13 cm, cervo 9-15 cm, cinghiale 9-16 cm (stime per soggetti adulti). Occorre un'arma sufficientemente precisa in relazione alla distanza di tiro, perché più è grande, più aumenta il cerchio della dispersione.
Per avere le idee un po’ più chiare vi riporto nel lato sinistro un bersaglio standard da carabina, usato in molti poligoni italiani per le tarature. Solitamente è composto da cinque barilotti numerati più un sesto di prova, la colorazione più diffusa è il rosso, ma spesso è nero oppure arancione, raramente l'ho visto stampato in blu. I diametri sono spesso personalizzati, ma l'ipotetico punteggio del 10, ha un diametro medio esterno di circa 27 mm (A-B) e diametro interno di 25 mm; il punteggio 9, un diametro circa di 56 mm, il punteggio 7, un diametro circa di 111 mm e così via. Poi ogni club o poligono privato sceglie a piacimento colori e forme per le stampe dei bersagli, aumentando o rimpicciolendo i diametri a seconda degli usi e discipline pur rimanendo abbastanza standardizzati nelle competizioni.
Il motivo per il quale dobbiamo pretendere che la nostra arma fornisca rosate entro determinati limiti sta nel semplice fatto che la precisione intrinseca ci aiuterà in eventuali errori di tiro, strappi, spostamenti dovuti ad eventuale vento forte, ecc. Se un cacciatore crede di tirare ad un camoscio a 300 mt con un'arma che a 100 mt fornisce una rosata da 100 mm, è meglio che si dedichi ad altro. E' difficile incontrare cacciatori che frequentano la zona Alpi, privi di queste conoscenze e regole fondamentali; il problema sorge con alcuni soggetti che hanno partecipato a corsi improvvisati, organizzati da certe Province ( non tutte per fortuna) con docente l'amico del partito o dell'Associazione Venatoria, con la speranza che il "sommo profeta" possa trasmettere sapienza, in realtà certi temi non sono mai stati affrontati.
Se un'arma in qualche calibro "non comune" o particolarmente radente, piazza comunque cinque colpi a 100 mt in 60-70 mm, non è da buttare, anzi risulta ancora idonea (Area ipotetica nel bersaglio punteggio 8). Certo con detta arma, come anticipato, non tenterò tiri insulsi a 300 - 400 mt, mi limiterò ad esempio ad utilizzarla per la caccia al cinghiale su tiri medio corti.
Alcuni utilizzano per le tarature anche il bersaglio PL50. Nulla in contrario, ma valgono le regole di prima. Le dimensioni sono completamente diverse ( circa 55 x55 cm ). Lo trovo adatto per il cacciatore che utilizza l'arma in braccata od in battuta e deve allenarsi al tiro rapido a distanze non superiori ai 50 mt. Solitamente il tiro al cinghiale nel fitto ( dipende sempre da regione a regione ) avviene a distanze medie di 10 - 35 mt, con armi prive di ottica, al massimo usano sistemi di puntamento. Questo bersaglio viene usato anche nel tiro ex-ordinanza, spendo due parole per consigliarvi come valutare una rosata ottenuta con arma dotata di sole mire metalliche. Valgono essenzialmente le stesse regole sopra citate ma in questo caso risulta sensato basarci su un campione superiore ai cinque colpi, considerando che a 100 mt gli errori o strappi sono molto più frequenti. Vi assicuro che 7/8 colpi piazzati in 100 mm , ( area punteggio 9 ) per un "vecchio ferro" , senza ottica è veramente un buon risultato.